Aggiornamento mercati Maggio 2025

Tutto quello che sta succedendo sui mercati in maniera sintetica, per avere una visione chiara e completa dei propri investimenti

COSA SUCCEDE NEL MONDO?

Vediamo i punti chiave in sintesi

Si parla di “MAGA” in Europa, mentre gli USA rallentano

Gli investitori parlano di “Make Europe Great Again”: grazie a maxi‑piani tedeschi e UE per difesa e infrastrutture, l’Europa torna protagonista e le stime di crescita tornano a crescere leggermente. Negli Stati Uniti la crescita rallenta e ci si attende una variazione anno su anno in calo, seppur positiva.

Rimane l’incognita di Trump

Continuano le tensioni a livello geopolitico e finanziario a causa dei dazi di Trump, situazione che non si è ancora risolta. Di conseguenza, continuiamo a vedere volatilità e incertezza sui mercati. Finché non ci sarà una svolta significativa e, si spera, positiva, i mercati continueranno ad andare su e giù in maniera volatile e imprevedibile.

Le Banche Centrali USA e UE prendono strade diverse

La Banca Centrale Europea sta continuando ad abbassare i tassi di interesse, ora che l’inflazione sembra essere tornata sotto controllo, con l’obiettivo di continuare a stimolare l’economia. La FED, Banca Centrale statunitense, vorrebbe invece tenere i tassi fermi, nonostante le forti pressioni di Trump per diversi tagli

Il dollaro si indebolisce e questo ha un effetto sugli investimenti

Il dollaro si è indebolito parecchio rispetto all’euro da inizio anno (colpa dell’incertezza generata da Trump) e questo trend potrebbe continuare. Da non sottovalutare l’effetto cambio per chi ha investito in dollari!

La mia analisi

Non è una situazione semplice. Ci sono tanti aspetti da prendere in considerazione in questo momento storico in grado di influenzare la volatilità a breve termine sui mercati. Primo fra tutti l’incertezza dovuta alle politiche di Trump: un semplice tweet può far crollare o brillare i mercati azionari. Quando i mercati sono condizionati da fattori esterni e imprevedibili, l’unica strategia valida è guardare al lungo periodo. Trump non sarà presidente per i prossimi 10 anni e di certo i colossi che caratterizzano l’economia statunitense non falliranno a causa di Trump.

Questa svolta inaspettata degli Stati Uniti ha avuto però anche altri effetti sul mondo, lanciando un messaggio chiaro all’Europa: bisogna imparare a cavarsela da soli. E in effetti, le decisioni prese nelle ultime settimane, sia a livello nazionale che europeo, segnano un vero punto di svolta. L’Europa ha cominciato ad agire  e questo cambiamento potrebbe portare, nel lungo termine, a un contesto più favorevole per gli investimenti nel continente. Uno dei segnali più forti è arrivato dalla Germania, che ha abbandonato la sua linea tradizionalmente rigida sul bilancio, approvando nuovo debito pubblico per finanziare infrastrutture e difesa. Anche l’UE sta realizzando un maxi piano di riarmo da miliardi di euro. Questi ingenti programmi di investimento potrebbero aumentare il potenziale di crescita nel tempo, e solo il fatto che se ne stia parlando già oggi rende il mercato europeo più attraente agli occhi degli investitori. È anche per questo  che le borse europee hanno recentemente sovraperformato quelle americane.

Per quanto riguarda gli stati Uniti, la maggior parte degli analisti si attende un rallentamento della crescita, ed effettivamente gli ultimi dati confermano un leggero rallentamento (-0,3% del PIL nell’ultimo trimestre). È ancora presto però per dire se gli Stati Uniti siano effettivamente entrati in recessione, per diversi motivi. Primo: la definizione (da manuale) di recessione è “una riduzione del livello di attività economica, misurata tipicamente dal PIL, in almeno due trimestri consecutivi”. Secondo: l’economia americana nonostante tutto rimane ancora solida e i dati trimestrali appena usciti di alcuni colossi tech ne sono la dimostrazione (Nvidia, Meta, Microsoft per citarne alcune).

Spiegone tecnico per chi vuole approfondire
Perché dico che l’economia americana rimane solida anche se il PIL è in calo? Per capirlo bisogna spolverare il libro di Macroeconomia e rileggere la formula del PIL (Prodotto Interno Lordo). Il buon vecchio Blanchard (autore del testo di Macroeconomia su cui ho dato l’esame), ci dice che PIL = C + I + G + (X – M).
Cosa sono tutte queste lettere? Semplice: il PIL è dato dalla somma dei consumi (C), degli Investimenti (I), della spesa pubblica (G), più la differenza tra le esportazioni (X) e le importazioni (M).
Adesso mettiamo insieme la teoria con l’attualità. Cosa fa la maggior parte delle aziende quando viene a sapere che di li a poco ci saranno dazi elevati sui beni utilizzati nel loro processo produttivo? Semplice, si anticipano gli acquisti in modo da riempire il magazzino. D’altronde, se sapessimo che tra una settimana il prezzo della carta igienica (ad esempio) subirà un incremento del 50%, chi non ne farebbe scorta?!
Adesso torniamo alla formula: abbiamo visto che le importazioni vanno sottratte dal calcolo del PIL e abbiamo anche appena constatato che molte aziende hanno anticipato il più possibile le importazioni per non dover pagare gli stessi beni ad un prezzo più alto a causa dei dazi (facendo aumentare molto dunque la voce “M”).
Ecco spiegato un elemento che ha contribuito al calo del PIL.
Oltre a questo, c’è stata anche una riduzione della spesa pubblica (nella formula sopra “G”) che ha gravato ulteriormente sulla variazione al ribasso del PIL.
Il Prodotto Interno Lordo rallenta, ma ciò non si traduce automaticamente in un indebolimento dell’economia né tantomeno in una recessione.

A livello di tassi di interesse, abbiamo già visto nella sintesi iniziale che la Banca Centrale Europea sta continuando ad abbassare i tassi di interesse mentre la FED, Banca Centrale statunitense, vorrebbe tenere i tassi fermi, nonostante le forti pressioni di Trump per effettuare più di un taglio. Per quanto riguarda l’impatto sugli investimenti, anche in questo caso è opportuno aspettare e vedere a che livello si “assesteranno” definitivamente i tassi. L’importante è non farsi attirare troppo dai maggiori rendimenti dei bond USA rispetto ai bond dell’area Euro, perché quando si investe in titoli con valuta diversa dall’Euro ci si sta assumendo un rischio importante, ossia il rischio di cambio, che non può essere sottovalutato soprattutto in questo momento di grande volatilità.

Domande che ricevo frequentemente

D: Gli Stati Uniti potrebbero andare in default a breve vedendo ciò che sta accadendo?

R: Non si prospettano rischi di default, tanto meno legati ai dazi, che in realtà portano denaro nelle casse dello Stato. Queste politiche abbinate ad un taglio della spesa pubblica voluto da Trump e Musk non fanno pensare a forti squilibri nella capacità di rimborsare il debito USA.

D: Quanto scenderà ancora il mercato?

R: Impossibile da dire con precisione, ma bisogna considerare che non ci troviamo in una situazione di crisi economica. I mercati stanno anticipando possibili problemi all’economia dovuti ai dazi di Trump.

D: In questo momento è meglio comprare? Vendere? Stare fermi?

R: Approfondiamo nel box apposta qui sotto, la verità è che dipende molto dalla propensione al rischio di ognuno (se voglio essere aggressivo compro, se voglio essere prudente rimango fermo). Di certo se si è investito nell’azionario, l’orizzonte temporale è di medio-lungo periodo pertanto è inutile focalizzarsi su oscillazioni di brevissimo periodo. È difficile non pensarci, ma è importante ricordare per cosa si sta investendo.

Cosa fare con gli investimenti?

I mercati azionari sono in una fase cosiddetta “laterale”, dove c’è volatilità, i mercati salgono e scendono ma senza prendere una direzione evidente. Lo possiamo vedere chiaramente nel grafico sotto relativo al mercato azionario degli Stati Uniti.

Ho evidenziato apposta gli ultimi 2 mesi per mostrare che c’è stata una variazione effettiva solamente del 2,8% (che sul mercato azionario si fa anche in un solo giorno), ma durante questi due mesi ci sono stati ribassi e rialzi notevoli. Esattamente quello che dicevamo prima: c’è tanta incertezza, il mercato si muove su indiscrezioni, notizie flash poi spesso smentite, quindi prima scende e poi recupera o viceversa, a seconda della notizia.

In questi momenti la cosa migliore che si può fare è aspettare che si scarichi la volatilità. Al massimo, per chi ha un profilo di rischio più aggressivo, si può cercare di fare qualche ingresso nei momenti di volatilità al ribasso, per cercare di cogliere un prezzo migliore. Ma si tratta di operazioni da fare in maniera mirata e soprattutto senza “svuotarsi” di liquidità o andare ad aumentare troppo l’esposizione all’azionario rispetto al proprio profilo di rischio.

In generale, l’approccio vincente per il medio-lungo periodo è avere un portafoglio ben diversificato ed equilibrato e l’abbiamo toccato con mano durante questo periodo. Gli Stati Uniti sono scesi parecchio ma ci sono altri mercati che sono scesi molto meno o addirittura sono saliti (esempi ne sono il mercato azionario e obbligazionario europeo).

Rimangono valide le considerazioni finali fatte lo scorso aggiornamento: per chi è entrato prima del 2024 il portafoglio sarà comunque ampiamente in positivo nonostante questi cali degli ultimi mesi, per cui è più facile anche gestire emotivamente la discesa (che si sta semplicemente mangiando un po’ di guadagni fatti nel 2024). Per chi invece è entrato da relativamente poco sul mercato, capisco che sia più difficile “tenere duro” vedendo la discesa. Quando ci sono queste tensioni sui mercati, bisogna chiedersi sempre una cosa: per cosa sto investendo? Per i prossimi 6 mesi o per i prossimi 10 anni?

  • Se si investe per i prossimi 6 mesi, sicuramente non abbiamo fatto un investimento azionario per cui non c’è motivo di preoccuparsi per i cali!
  • Se si investe per i prossimi 10 anni, che motivo c’è di preoccuparsi? Mancano ancora 10 anni e pensare che gli Stati Uniti da qui ai prossimi 10 anni entrino in una crisi tale da non riuscire mai più a riprendersi è una visione un po’ tanto pessimista!

Il mio consiglio, per concludere, è quello di non guardare compulsivamente le quotazioni in questi giorni. Queste oscillazioni interessano a chi fa trading, non a chi investe per il medio-lungo periodo.

In ogni caso, per qualsiasi chiarimento rimango a disposizione.

Sapevi che…

Dopo il crollo del 1987 furono creati degli “interruttori di emergenza”…

…i cosiddetti circuit breakers: se l’indice S&P 500 scende oltre certe soglie (−7%, −13%, −20%), le contrattazioni si fermano automaticamente per dare “fiato” agli investitori.

I mercati da inizio anno

FTSEMIB
+12,12%

S&P500
-3,10%

NASDAQ
-6,90%

DAX 30
+15,29%

FTSE100
+4,07%

STOXX600
+5,04%

Come sempre rimango a disposizione. A presto!